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LETTERA ARTISTICA

(1)

Egregio professore ed amico,

Per amore del mio povero figliolo, che tempo fa mandai per farti i buoni augurii di capodanno, permetti che ti renda ragione di ciò che egli non ti seppe dire, perchè, piccino com'è, nè ancora tutto messo bene in gambe, sa parlar poco, e ora mi viene attorno tutto piagnucolando perch' io gli aggiusti in bocca il latino. Proprio l'altr' ieri correva in cerca di me, con un fascicolo in mano della Rivista Europea, quello appunto del 1o di quest'anno, e segnandomi coll' indice la pagina 342, con un certo viso ove anche a cento miglia si leggeva la contentezza mista però a qualche dispiacere: Vedi quà, babbo mio, mi dice, cosa scrive di me questo sor De Gubernatis. E lì con tanto d'occhi aperti ed orecchie affilate a sentire quel ch' io leggeva, e prima a gọnfiarsi dalla gioia, poi a fare un po' di spallucce, come volesse dire: Avanti, c'è pure quello che il mio signore avrebbe voluto che io dicessi; e via a forzarmi a correre alla fine, ove, quasi scaricatosi del pesante fardello che si sentiva addosso, muta tono, si rimette a faccia di contentone: E bene, mi chiede, cosa pensi, caro babbo, sul conto mio? Non l'ho io dunque azzeccata bene la questione? E se no, come faccio a spiegarmi, se io non corro a Firenze da questo tuo amico, il quale poi mi dicono che sta perduto tra tanti

(1) Dal chiarissimo prof. Pietro Ardito, del quale annunciammo nel fascicolo di gennaio della Rivista Europea un pregevole libriccino di critica, riceviamo un'ingegnosa lettera che dichiara meglio i suoi intendimenti e che siamo lieti di poter pubblicare.

LA DIREZIONE.

libri e manoscritti di diverse lingue, che io non saprei proprio come parlargli: tanto più che si è cacciato così capofitto tra i benedetti indiani, che gli è parso di ravvisare in certi luoghi del mio dire non so che cosa dell'estetica di quei signori, dei quali io non conosco altro che i galli, i fichi e quel po'di farina, di cui qualche volta mi fa la polenta la mamma. Tu che ci hai amicizia con quell'ometto tutto spirito e pepe, vedi tu modo di dirgli le mie ragioni, le quali po' poi ti dovrebbe premere di fargli intendere, perchè la colpa non è mia se non so far di meglio, ma la tua che non me l'hai imsegnato a fare... E qui l'avrebbe durata chị sa quanto, se io non l'avessi interrotto, dicendo: Vedi qua, mio caro, delle lodi ne hai avute anche troppe; ora ti sta bene un po' di critica, perchè tu ti raccolga meglio, e mediti a quel che hai detto. Fra tanto andrò io a Firenze, parlerò col mio amico, vedrò se c'intenderemo, perchè, senti, egli ti ha detto che il tuo discorso fa pensare; dunque è bene tornarci sopra e rivedere il costrutto delle tue parole. E così lo lasciai rabbonito, e son venuto a te, amico mio, per far la parte di paciero, ed aggiustare questa partita tra noi, che per fortuna poi non siamo l'irritabile genu grammaticorum.

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L'arte adunque, diceva il mio figliolo, è l'attuazione del bello, e tu a soggiungere che è qualche cosa di più, a meno che nel bello non si voglia fare entrare l'universo, non solo colorito, ma palpitante. E sissignore, quest' universo palpitante lui pretende avercelo fatto entrare. E qui debbo dichiararti che le citazioni me le ha date lui il mio ragazzo, il quale ogni momento a ripetere questo l'ho detto a pagina bi, e questo a pacina ci; questa cosa è sviluppata meglio nel capitolo tale, e questa nel capitolo talaltro. Adunque a pag. 3 del suo scartafaccio mi mostrava aver detto che « il fantasma è individuo vivente, a differenza dell'immagine che è apparente, cioè a dire che il fantasma è una vera creatura dotata di tutte quante le particolarità, le quali sono proprie alla persona, cioè vita, anima, sentimento, dovechè l'immagine è sola forma esteriore, è personificazione e non persona. » Adunque è la fantasia che dà vita, sentimento e personalità alla sua creatura, il che ha significato dicendo: « che come l'operare umano è figlio della volontà illuminata dall' intelletto, l'operare artistico è figlio della fantasia riscaldata dall'affetto e con esso di

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sposata. È una vera generazione fatta dall' accoppiamento bisessuale e nella stessa maniera organica, onde nelle altre generazioni non si vede più il due distinto, nemmeno l'uno risultamento meccanico del due, ma l'uno individuo organico...... perocchè la fantasia non si può scompagnare dall'affetto, anzi sono due facoltà. che amichevolmente cospirano e vicendevolmente si compiono... L'affetto dunque, abbracciando tutto quanto il creato e il gran mar dell'essere, muove la fantasia alla generazione, e aiutandola in questo fecondo lavoro, ci produce la creazione artistica o il bel lo. » pag. 9-11. - In conseguenza di tutto ciò aver cercato in ogni specie d'arte accennare alla parte spirituale, ossia all'universo palpitante, procedendo dall'architettura, scoltura, pittura, musica, sino alla poesia, la quale « ritrae l'uomo come uomo, non come solo vivente, come solo animale, ma come spirituale, come parlante, e parlante non qual ragionatore e con linguaggio discorsivo, sì bene qual creatore e con linguaggio fantastico. » pag. 43; esprime cioè, come dice l' Hegel, lo spirito per lo spirito, den Geist... für den Geist ausspricht. Anzi, seguendo il cammino dell'arte nei tre regni della natura, dell'anima e dello spirito, in ognuno dei quali, a mano a mano che ascende, si propone d'idealizzare il suo obbietto, dice che « nella natura e nell'anima il pensiero vive distinto, ne percorre gli ampi domini, ma non vi si ferma; ne compone tutte quante le parti, le trasforma nella sua propria attività e nondimeno assurge a più alta mèta, ove ad altri non è permesso elevarsi; dacchè nello spirito vi è medesimezza, identità: il pensiero si possiede tutto, vive d'una vita interiore senza uscir fuori di sè. Or in questo movimento ascensivo, in cui si appalesa una progressiva idealità comunicata dal pensiero, si scorge eziandio una progressiva spiritualità anche nel mezzo di cui l'arte stessa si vale. Imperocchè spazio e tempo s' idealizzano nella luce e nel suono, i quali non sono altro che lo spazio e il tempo medesimi recati alla più perfetta attuazione: una manifestazione ideale della materia... E procedendo nel regno dell'anima, la luce e il suono si trasformano in guardo e in riso, cioè luce e suono animati, che rappresentano passioni, si atteggiano a nuova espressione, non rivelano più un pensiero a metà, ma con maggior pienezza, e ne disegnano i momenti, le gradazioni. Salendo infine nel regno dello spirito, avremo la massima idealità della luce che diventa

visione, e del suono che si trasforma in amore: visione ed amore sono le due ultime forme in cui si manifesta lo spirito, il quale rappresenta tutto sè stesso nella sua compiutezza ed universalità. Nella visione il pensiero è splendore a sè, come nell'amore è la sua stessa armonia; l'idealità dunque è qui perfettissima, avendo raggiunto il massimo della sua intensità, e perciò le forme che ne sono risultate hanno la preminenza su tutte le altre. » pagi. ne 60-62. E però qua e là conchiude che l'arte è la riproduzione fantastica della natura, presa la natura nella sua più ampia significazione; che ella abbraccia scienza, religione, morale, patria, amore e tutto, non essendovi, dal regno della natura propriamente detto sino a quello dello spirito, cosa che non comprenda; il vero, il bello e il buono non essere che tre aspetti d'un unico concetto, nè patire divisione sostanziale, come non la patisce lo spirito stesso che è unico e indivisibile.

L'arte dunque, secondo che il mio figliolo ha potuto esprimersi, non è solo un'armonia di luce e di suono, ma qualcosa di spirituale e d'interiore: fattura dello spirito e quant'esso universale.

Ma tu gli fai un altro appunto ancora, quand' egli parlando dell'efficacia dei colori nella pittura, dice che per ogni passione vi è una tinta speciale che risponde a quella che effettivamente si manifesta sul volto; ed osservi « che vi sono moti fugaci, istantanei dell'animo, che la pittura non può cogliere; e che coglie invece perfettamente una nota musicale, un accento poetico. » E ciò sta pure bene, e mi pare che anche in questo abbiate ragione tutti e due, se vi riesce d'intendervi. L'arte, come lui mi mostra sempre nel suo solito scartafaccio, ha tra le altre questa proprietà essenziale, cioè la sua autonomia o personalità; e come le razze, benchè tutte esprimano il tipo uomo, sono però diverse, così diverse ancora sono in arte le specie, quantunque tutte rilevino e debbano rilevare il bello. E perchè la persona è persona in quanto che sta da sẻ, ha libertà tutta sua ed è sacro ogni suo diritto, in questo senso ogni arte ha la sua personalità, appartiene ad una speciale attività dello spirito, e raffigura quello che le altre non potrebbero giammai o pure malamente raffigurare. « La scoltura, ad esempio, nel rappresentare la vita, non ne può certamente cogliere quei momenti, in cui essa è menomata e deturpata a tal segno che non si potrà più idealizzare cioè mostrarne la

bellezza; ma la pittura, avendo per oggetto l'anima, la quale può comparire e spesso apparisce bellissima in un corpo tuttochè ammalato e cadente, compie ciò che la prima non varrà a fare... Parimenti molte cose che non potrebbe esprimere il pittore, può dipingerle il poeta, il quale trova un maggior campo ove spaziare e mezzi più certi ed efficaci a manifestare i suoi pensieri. Egli può nello stesso tempo manifestato due idee diverse, le quali anzichè confondersi, producono nel loro contrasto un massimo diletto; laddove il pittore è rinchiuso tra le leggi d'una più stretta e rigorosa unità, e, quand' anche con differenti figure rappresentasse le varie parti d'un'azione, la stemprererebbe, e facendo succedere le une alle altre le immagini che porgerebbe distinte, non ne farebbe mai sentire la potenza nè l'efficacia del tutto. » pagi. ne 72-73. Non ha egli dunque voluto dire che la pittura possa esprimere tutto; ma che ella ritraendo l'anima, cioè le passioni, ha nei colori un mezzo potentissimo ed ampio a raggiungere questo scopo.

Dopo le quali cose in genere osservate sull'arte e sulla potenza particolare delle sue specie, viene come di conseguenza che il bello è l'individuo fantastico, definizione secondo se troppo esclusiva, potendo anche la fantasia creare l'individuo brutto, e nella quale al vocabolo individuo è data un'estensione troppo lata e generale.

A quel che lui dice, pare che l'individuo sia ben definito e concreto, come quello che, generato dalla fantasia fecondata dal cuore, è vivo, animato, parlante, caldo e pieno di sentimento; composto di parti, ma non divisibile, altrimenti si scinderebbe la sua unità, la quale è organica e non meccanica; individuo interiore, perchè prodotto dall'arte che è tutta spirituale, anzi spirituale a tal segno che a questa essenziale caratteristica si riconosce la sua perfezione, e per questo ancora l'arte romantica essere più ideale e perfetta della classica, perchè in essa il mondo esteriore non ha significato per sè, ma sta solo in servizio dell'interiore. Possa adunque la perfetta individuazione della creatura fantastica, la quale ha come distintivo della sua pienezza e virtù il carattere, essa è bello, cioè l'individuo fantastico. Il quale individuo fantastico abbraccia altresì il brutto, perocchè il brutto come lavoro artistico è anch'esso bello, cioè un prodotto della fantasia

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