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gie, quante ne volete; ma non est indulgendum malitiis hominum; e i mezzi, che oggidì sono in voga per salvare anche i più manifesti malfattori, fanno raccapricciare ogni anima onesta! Ma ciò non riguarda il buon Lucchini che assorto nelle sue idee, dall'alte e serene regioni della scienza si direbbe non tocco dal senso pratico delle umane miserie. Che si debba con molta accortezza e prudenza procedere sì ne' reati più gravi come ne'minori, d'accordo. Ma da ciò non ne segue che non si possa ne' reati più leggieri e di prova flagrante o facile far presto e bene adoperando la citazione istantanea o diretta che si voglia dire. La mitezza del sistema correzionale non sarebbe giustificata se la pena non fosse pronta ed esemplare. Gli argomenti del Lucchini contro la citazione diretta non valgono che contro gli abusi che se ne ponno fare dai giudici, ai quali la legge lascia la facoltà di ammettere anche in questi casi la più ampia istruzione: e chi nel dubbio non se ne vale, tradisce il mandato affidatogli e la propria coscienza.

A sostegno del suo assunto l'A. ricorre a un sistema d'eliminazione degli inconvenienti, che gli vennero obbiettati, ed in fine allega la pratica inglese e americana, mostrando d'avere di questa, e di quant'altro viene esponendo, le idee più chiare e i concetti più compiuti. La quistione è ben posta malgrado sia trattata dal prof. Lucchini con criterii più scientifici che pratici, tattavia i legislatori ne potranno trarre utili norme per una buona e omai matura risoluzione.

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Nell'ordine delle vittorie più importanti conseguite dalla Scienza, noi possiamo mettere il riflettersi dell'uomo su sè stesso, lo studio prezioso ed incessante dei proprii sentimenti, delle proprie passioni La Psicologia, superando i limiti che le erano stati imposti da una malintesa Filosofia, ha sottoposto lo spirito all'osservazione ed allo sperimento, ed oramai il psicologo, che studia lo sviluppo delle passioni e dei sogni dell'uomo, prende nel gran laboratorio della Scienza un posto accanto al fisiologo che osserva le contrazioni di un muscolo al galvanometro, o al naturalista che apre la conchiglia bivolve del mollusco per studiarne la conformazione.

La Psicologia ha dunque cangiato indirizzo: oramai essa può ben chiamarsi la scienza delle funzioni del cervello, la scienza dei bisogni cerebrali, poichè lo stesso metodo di sperimentalismo che domina tutte le parti della scienza moderna si è già esteso anche allo studio delle facoltà morali dell'uomo. Il psicologo non si è contentato di analizzare superficialmente le potenze e le passioni dell'anima, ma ha portato il suo scarpello più in là. Egli ha fatto un'autopsia morale dell'uomo, ha strappato foglia per foglia, petalo per petalo il fiore del sentimento, ha scisso, diviso, sezionato le tendenze dello spirito: le ha misurate, le ha messe in cifra ed ha costruito perfino delle equazioni per risolvere i problemi di psicologia e trovare il valore di un'idea come si trova in matematica il valore di un'incognito.

Paolo Mantegazza appartiene questa scuola: col suo stile superbo, col ricco corredo delle sue immagini tolte alla variopinta tavolozza della natura, l'autore del Rio della Plata si è mostrato profondo osservatore in Psicologia, come è sapiente antropologo, e medico valoroso. Egli ha analizzata una di queste tendenze dell'uomo, uno di questi bisogni, che il Letourneau chiama sensitivi, e dai suoi studii, dalle sue osservazioni è uscita la Fisiologia dell'amore.

L'amore!... questa potente fra tutte le passioni, questa gioja così calda e preziosa, questa sublime poesia della vita... E chi può studiare, chi può osservare questo sole splendido ed affascinante senza restarne abbagliato? Conviene invero che lo scienziato sia ben freddo, sia bene indifferente, abbia l'anima foderata di ghiaccio per portare il coltello dell'analisi in questo ardente vulcano : eppure conviene ancora che egli abbia amato, che egli abbia assaporato la suprema ebbrezza della voluttà e bevuto fino alla sazietà il dolce liquore del sentimento, conviene che la sua anima sia penetrata nelle più oscure ed inaccessibili regioni dell'egoismo, abbia percorso tutti gli stadii che separano il delirio della conquista dalla disperazione dell'abbandono, e che dal nulla della ripulsa sia asceso all'infinito del piacere. Tutto questo conviene che la sua anima abbia provato, poichè a chi non ha mai amato la Natura nega questo santo diritto - di conoscere e comprendere l'Amore.

Uno studio sull'amore è il più complicato di quanti presenta la psicologia, poichè frammezzo a quell'imponente apparato di fenomeni psichici coi quali la Natura cerca di coprire le sue vie misteriose, è facile perdere di vista il bisogno primitivo che forma come il sostrato della passione.

Nella classificazione dei bisogni dell'uomo del Letourneau (1), figura

(1) Fisiologia delle passioni, Cap. I. trad. Stefanoni.

anche il bisogno voluttuoso. Ma noi non possiamo comprendere perchè il Letourneau abbia fra tutti i fenomeni della passione afferrato soltanto il senso della voluttà. Che cosa è insomma questo bisogno voluttuoso se non la tendenza ad avvicinarsi all'altro sesso per riprodurre la specie? Noi non dobbiamo tener calcolo che l'uomo abbia modificato questo istinto al punto di rendersi differente dagli altri animali in fondo al desiderio di accoppiarsi solo per gustare le delizie della sovraumana fra le voluttà, i due sessi celano l'istinto della Natura, che nasconde i suoi fini sotto l'apparato il più complesso di fenomeni. Se è vero che l'uomo nel suo organismo e nelle sue funzioni sia all'apice della scala degli esseri, le sensazioni di piacere che egli prova supereranno in intensità quelle tutte degli altri animali. E' vero che fra le razze umane quelle che più sentono l'ebbrezza del tatto sessuale sono le meno privilegiate dal lato intellettuale: ma l'uomo civile non possiede poi l'infinito delle gioie dell'amore inteso come sentimento? non è egli ricco di tutto quel corredo di bisogni psichici che accompagnano la tendenza sessuale e celano sotto le sembianze le più lusinghiere per un metafisico l'istinto, stimato perfino brutale, della riproduzione?

La sensazione di voluttà, come pure tutto l'edifizio psichico che accompagna l'istinto generativo hanno nella serie vivente una scala di progressivo perfezionamento. L'uomo poi ha aumentato man mano la perfezione di questa sensazione, ha aggiunto infiniti grammi di aumento nella grande bilancia del piacere e questi aumenti, preziose conquiste della civiltà, sono altrettante tendenze cerebrali, o, come si voglia, psichiche. Insomma al lavoro funzionale, il cervello, questo potente mezzo di progresso, questo proteiforme organo di incivilimento, è venuto ad aggiungere il suo incessante e prezioso lavoro, la creazione di idee. E questo accumularsi di bisogni cerebrali (morali ed intellettuali) è talmente cresciuto colla civiltà e colle esigenze della società moderna, che l'istinto generativo si è come perduto sotto a un cumulo di idee e di sentimenti, al punto che il psicologo dura grave fåtica a sceverare le tendenze generative dalle tendenze psichiche.

Ma il fondo della passione, il substrato del sentimento è il bisogno di avvicinarsi all'altro sesso, è l'istinto di riproduzione. Noi ammettiamo col Mantegazza che la cellola è in sè stessa tutta l'immagine della vita, la sintesi dell'organizzazione l'espressione insomma più semplice delle due grandi e primitive funzioni nutrirsi e riprodursi: ammettiamo anche che l'attività di riproduzione non sia che una forma dell'attività di nutrizione (1). Il più complesso organismo non è

(1) Fisiol. dell'Amore, Cap. I. V. pure Nuova Antologia, 1873.

che una vasta aggregazione di cellole; e perciò anche il nutrirsi e il riprodursi rappresentano i due bisogni primitivi dell'Uomo, e nella classificazione dei bisogni prendono il posto seguente:

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Noi pure, ignari di quanto stava per pubblicare il Mantegazza, avevamo studiato lungamente questa passione dell'uomo, e ne avevamo fatto il soggetto di un lavoro esteso che era nostra intenzione il dare un giorno alla luce. Analizzando l'Amore, noi siamo dalle più alte vette del sentimento e della idea discesi alle forme più iniziali e quasi brute della passione, quando un apparato imponente di idee non copre l'ardore del desiderio istintivo. Ci siamo convinti in questo studio difficile eppure prezioso, che se ad un moralista conviene tener calcolo della dignità dell'uomo e porre in luce soltanto le sublimità del sentimento, allo scienziato invece ed all'Antropologo fa d'uopo con mano ferma e risoluta tarpare le ali della fantasia, e alzare un lembo del velo che cela l'istinto meraviglioso della Natura.

In questo senso noi intendiamo uno studio psicologico dell'amore, ma confessiamo che la fisiologia di questa passione tocca troppo davvicino i limiti del morboso, e sorpassa i confini imposti dalla morale. Pertanto quel psicologo che voglia penetrare nelle intime pieghe del sentimento e studiarne l'essenza, che desideri sottoporre alla fredda osservazione dello scenziato tutti gli ardenti episodii di quell'epopea che dicesi amore, corre nel rischio di dovere scrivere un libro per pochi, poichè anche la Scienza abbia il suo pudore. Un limite voluto dalle esigenze divide la vera e nuda Scienza dalla morale: nè si può tenere un piede nell'una e un piede nell'altra.

Paolo Mantegazza ha superato con mano maestra la difficoltà di questo argomento, col trattarne in modo così poetico, così immaginoso da disgradarne perfino le ardenti fantasie del più caldo innamorato. Nel suo libro non vi ha una pagina sola dove il sentimento della più severa morale abbia ceduto alla cruda realtà della scienza, non v'è una linea da cui non traspiri lo scopo sublime del libro quello di dimostrare nell'amore la prima forza dell'umano progresso. Egli ha voluto rimanere nei campi dove tutti possono raccogliere i fiori della

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scienza, e non è penetrato in quelli riservati ai severi analizzatori del cuore e della natura umana. Egli ha scritto così un libro per tutti, che può mettersi nelle mani della vergine pudibonda come dell'ingenuo giovanetto, e nei suoi capitoli intitolati « La Vergine, I diritti e i doveri dell'amore, I patti d'amore, » egli ha innalzato un cantico alla più bella delle virtù, il pudore, e delineate le prime norme d'un prezioso Codice morale.

Noi abbiamo trovato nella letteratura un altro libro, scritto allo stesso scopo di questo del Mantegazza. Questo libro che ha saputo circondare l'amore d'un fascino sublime, d'una vera aureola di santità è l'Amore di Giulio Michelet. A chi volesse amare santamente, a chi bramasse innalzare il sentimento alle vette più sublimi, a chi desiderasse conoscere tutti i tesori di voluttà e di virtù racchiusi in questo principe degli affetti umani che forma l'ebbrezza della vita e splende fra le nostre miserie come gemma nel fango, a coloro che non conoscono della donna che la forma, io porrei in mano questi due libri sull'Amore di Michelet e di Mantegazza, e direi loro: « Adesso amate, ma prima inginocchiatevi: adesso dividete colla donna le gioie della voluttà; ma prima adoratela ! »

La Scienza però si propone un'altro scopo che la morale e quando essa studia le passioni dell'Uomo deve farlo coraggiosamente. Egli è vero che allora è permesso a pochi privilegiati il diritto di potere scandagliare le profondità della natura umana, e non tutti possono impunemente gettare lo sguardo sopra le viscere palpitanti della passione, senza pericolo che questa imprudenza non abbia le sue vittime. Ma uno studio di fisiologia psicologica (ci sia permessa questa espressione) deve prescindere da queste idee, se voglia realmente corrispondere all'essenza ed ai bisogni della Scienza: deve analizzare anche i terribili recessi della patologia morale, e gettare lo scandaglio anche nel fango degli istinti brutali. Per noi quindi una fisiologia dell'Amore non deve tralasciare di discendere anche nelle più minuziose analisi dell'atto generativo e dei bisogni cerebrali che lo accompagnano, senza timore di ledere i principii della morale quando si voglia fare della scienza.

e

Mantegazza ha avuto delle potenti ragioni forse per non darci neppure una pagina sul bacio e sulla sua significazione, sulle carezze sul loro carattere, sull'amplesso sessuale e sul senso di voluttà che lo accompagna. Egli ci ha a bella posta taciuto l'essenza del piacere sessuale, cercandone l'origine nel sistema nervoso degli animali inferiori e risalendo lungo la scala dal zoofito all'uomo. Ed invero simili ricerche, adatte ed anzi necessarie in un libro di pura Fisiologia, di nuda scienza, non lo sono altrettanto in un libro di morale.

E così estraneo forse allo scopo del suo lavoro erano delle ricerche sul successivo sviluppo del sentimento dell'amore in rapporto col progresso della civiltà e coll'aumentarsi dei bisogni cerebrali. Dalla forma

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