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TAVOLE NECROLOGICHE

Il mese di febbraio fu micidiale a molti uomini insigni; la Francia ha perduto lo storico Jules Michelet (veggasi la Revue Française del Roux), e lo storico Auguste Trognon; la Germania il celebre ellenista Moritz Haupt, il celebre filosofo critico David Strauss, e il valente germanista dott. Oscar Iänicke (egregio corrispondente della Rivista Europea); il Belgio, il celebre matematico, astronomo, statistica Adolfo Quetelet, l'Italia i senatori. Filippo Guaiterio, Vitaliano Borromeo e Giuseppe Panattoni, i pedagogisti Edoardo Fusco e Giovanni Parato, l'archeologo e storico piemontese Domenico Promis, prefetto della biblioteca del re, l'etruscologo romano padre Tarquini e il chiaro pubblicista piemontese Giorgio Briano, amico di Silvio Pellico, autore del Colombo, trilogia drammatica. Nel prossimo fascicolo, pubblicheremo una bella lettera inedita di Carlo Marenco diretta a Giorgio Briano.

ANGELO DE GUBERNATIS, Direttore responsabile.

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S'io mi trovo innanzi a così eletto uditorio, non vogliate, di grazia, farne alcun merito a me, che non ne ho veramente alcuno, ma alla sola gentilezza di chi presiede a questa ospitale istituzione; e, sebbene questo sia pressapoco l'esordio obbligato di ogni pubblico discorso e possa oramai parere un complimento strettamente richiesto dal ceremoniale, io, per una volta almeno, prego la vostra cortesia di non considerarlo come un complimento e di credermi invece appieno su la parola.

Poichè sono sicuro che ognuno di voi, o signori, s'è preso l'innocente diletto, trovandosi, un giorno della sua fanciullezza, alla riva d'uno stagno o d'un lago, di gettar nell'acqua tranquilla un sassolino per vederla agitata, e contemplarne i circoli dilatati l'un l'altro incalzante, mi gioverò di questa similitudine per dirvi che io continuo ancora nella mia vita a fare il medesimo, con lo stesso diletto, sebbene non forse più con la stessa innocenza d'una volta; poichè, senza agitarmi, mi piace ancora, dalla mia modesta ed occulta riva, muovere le onde stagnanti, ed allargarle in circoli lontani. Ma raro avviene che io lanci la mia barchetta in mezzo alle acque agitate, sia perchè ho già corso, in qualche esperimento, il non lieto pericolo di vederla affondare; sia perchè non credo che chi opera e suppone, se anche s'illuda, di operare il bene,

(1) Lettura fatta al Circolo Filologico di Firenze, nella sera del 7 marzo.

abbia sempre bisogno di mostrar la mano operaia; sia, finalmente, per quel po' di piacere artistico che si prova nel veder l'effetto dell'opera propria al di fuori di sè, indipendentemente dalla simpatia ed antipatia relativa che la persona stessa dell'artista, o artigiano che sia, possa destare. Io lancio ogni giorno nello stagno il mio sassolino; e si sa anche troppo da chi passa per la via ch' io l'ho lanciato; e odo i giudizii diversi che fa la gente, e, quando mi sembra di udir pareri ragionevoli, ne approfitto, s' io posso, per migliorare il mio povero antico trastullo, ch'è diventato una cura ed un'opera seria. Ma, per quanto è da me, io mi tengo lontano dalla vista, per non turbare la serenità de'giudizii. Oggi, invece, eccomi, o signori, intieramente scoperto ; e innanzi a chi? Innanzi a giudici, de' quali io faccio il maggior conto. Un presidente, che, in punto di finezze e di accorgimenti gentili, è insuperabile, ed alcuni consiglieri che sanno troppo quanto io li stimi, per non dubitare del potere che avrebbero avuto su di me le loro parole amorevoli, vinsero ogni mio ritegno, e m' indussero ad accettare l'onorevole invito di recarmi a leggere tra voi. Dovendomi poi scegliere un argomento, pensai che non sarebbe sembrato forse inopportuno che in un Circolo, nel quale s'insegnano con profitto le lingue straniere alcuno incominciasse pure a tener parola di qualche straniero, illustre nella letteratura contemporanea. E, quantunque io sia troppo bene persuaso che molti tra voi potrebbero assai meglio di me sostenere l'ufficio ch'io forse m'assumo con qualche temerità, poichè bisogna pure una volta mostrare il buon volere, incominciando, ho deliberato intrattenervi, come posso, sopra alcuni scrittori, per i quali io nutro una particolare simpatia, e delinearne i caratteri più generali. Dico alcuni, e potranno forse un giorno essere molti, se io non avrò la disgrazia d'affaticarvi troppo in questi primi trattenimenti, ne' quali m'ingegnerò di presentarvi, se già non li conoscete, tre distinti scrittori stranieri, cioè un francese, un tedesco ed un russo, o conversare fidente con voi sopra di essi, quando vi siano già noti, come a parecchi di voi certamente saranno.

Ho detto uno scrittore francese, e pure saranno due; poiché, per un miracolo sociale più raro che non paia, due individui di sesso diverso, associandosi nella vita, hanno formato un individuo solo di una mirabile bellezza ed armonia.

Ogni lettore dell'Autobiografia di Stuart Mill s'è fermato, con molta curiosità, sopra alcune pagine di essa, nelle quali il severo filosofo utilitario, l'antico discepolo di Bentham, l'operoso examiner

della Compagnia delle Indie, abbandona ad un tratto la fredda analisi storica de' proprii studii e de' proprii scritti, per inneggiare alla signora Taylor, che dovea poi, per alcuni anni, divenire la signora Mill. Non mai orgoglio d' uomo s'era mostrato così riconoscente ad una donna; e sebbene, cadute dalla penna di un economista e di un positivista quelle pagine possano apparirci alquanto liriche, riescono pure d'un bell'effetto morale, poichè confessano ed esaltano una grande verità: che la vita dell'intelletto, ove nessun affetto potente la scaldi, è sterile, e non basta a saziare il nostro orgoglio, tanto meno a renderci felici.

Potrebbe ora sembrare strano ad alcuno che, nel mio proposito di esaminare l'opera de' meglio conosciuti tra gli scrittori contemporanei, io incominci da uno scrittore e da una scrittrice, professanti una fede religiosa, dalla quale io mi trovo assai lontano. Il conte di Gasparin, da due anni non è più di questa vita; la contessa di Gasparin vive di sacre memorie e di opere pie presso Ginevra. Entrambi avevano visitato più volte l'Italia, e dell' Italia scritto con intelligenza e con amore. Era questo un primo contatto simpatico, che poteva avvicinare un critico italiano al conte ed alla contessa di Gasparin. Ma ciò non avrebbe bastato ancora perchè io incominciassi da essi i miei modesti profili critici di scrittori stranieri. Gli amici nostri fuori d' Italia sono assai più numerosi che non ci immaginiamo; noi non li conosciamo tutti; ma gli appassionati di noi sono molti; se dovessimo ringraziarli ad uno ad uno, non finiremmo di ringraziare; quegli stessi stranieri che brontolano più contro di noi sono spesso i nostri migliori amici. La contessa di Gasparin ha dedicato un intiero volume al suo viaggio di Firenze, scritto con quella simpatica, mobile e spensierata vivacità ch' era caratteristica di quella geniale Bande du Jura, della quale in quattro volumi essa ci descrisse i viaggi. Dell'Italia ancora s'occupano molto le pagine del libro: Au bord de la mer (1); il mare quello della Liguria; e gli italiani vi sono rappresentati molto somiglianti, se non perfettamente identici al vero. Gli stranieri che ci visitano, per solito, ci raffigurano molto ingenui; ecco, invece, qual giudizio ha pronunciato di noi la contessa di Gasparin: « L'idée est ce

(1) Paris, Michèl Lévy frères; tutti i libri qui citati furono pubblicati dallo stesso editore, in quest'ultimo decennio.

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